FONTI DI ENERGIA e CARBONI FOSSILI

L’energia si può ottenere da due diverse fonti: quelle RINNOVABILI (si possono ricostituire nel tempo, come sole, acqua, vento, calore della terra) e quelle NON RINNOVABILI (non si possono cioè ricostituire nel tempo, come carbone, gas naturale e petrolio).

Purtroppo la maggior parte dell’energia usata è prodotta da fonti non rinnovabili, questo significa che in un tempo più o meno lungo queste risorse si esauriranno.

Le risorse non rinnovabili più utilizzate sono carbone, gas naturale e petrolio.

Il gas naturale, più comunemente metano, si trova spesso insieme al petrolio e il suo uso sta aumentando sempre di più perché , a costo minore, inquina di meno e sono stati migliorati i metodi di trasporto.

Il petrolio è la materia prima più usata e anche quella più costosa. Si presenta come un liquido più o meno denso, oleoso, infiammabile, di colore variabile da giallastro a nero. Si è formato in seguito a trasformazioni di materiali biologici, soprattutto plancton e animali marini.

Il petrolio, nel corso degli ultimi tre decenni, ha sempre avuto un prezzo ballerino e, quando nel 1973 il prezzo ha cominciato a salire sensibilmente, si sono cercate fonti alternative, come l’energia nucleare, prodotta usando l’uranio.

Le centrali nucleari si sono diffuse nei Paesi industrializzati e stanno cominciando ad apparire nei PVS (Paesi in via di sviluppo). Comunque l’energia nucleare non ha avuto quello sviluppo che si aspettavano gli esperti perché comporta molti problemi. Uno di questi sono i rifiuti- le scorie radioattive- che sono difficili e costose da smaltire. Ma l’ostacolo principale resta il rischio di incidenti. Dopo quelli avvenuti a Three Miles Island, nel 1979, e a Chernobyl nel 1986, ci si è resi conto che i danni provocati dalla fuoriuscita di sostanze radioattive sono infinitamente superiori a quelli causati da qualsiasi altra fonte energetica, quindi l’energia nucleare viene sempre meno usata.

Le risorse pulite "non le usiamo" anche perché la nostra capacità di usufruire di queste fonti è limitata e ci affidiamo a fonti inquinanti come petrolio e carbone che incrementano l’effetto serra e il buco dell’ozono.

Comunque queste fonti sono servite all’uomo per svilupparsi e modernizzarsi, basta pensare alla prima rivoluzione industriale (1700 - XVIII Sec.- Inghilterra) che vide protagonista il carbon fossile e carbon coke (carbone artificiale)….

PROCESSO DI CARBONIZZAZIONE

I carboni fossili derivano dall’accumulo di resti vegetali che sono andati incontro a diagenesi (quando un sedimento si trasforma in roccia). Si suppone che intere foreste siano state sepolte da detriti di varia origine e sottratti al contatto con l’aria (anaerobiosi). Questi estesi depositi organogeni provengono dunque dalla lenta carbonizzazione di resti vegetali, avvenuta nelle epoche geologiche passate. Infatti essi sono i prodotti di trasformazione di piante più o meno antiche che, ammassatesi nell’interno della superficie terrestre, hanno subito una lenta decomposizione per l’azione combinata del calore, dell’umidità, delle pressioni e di certi microrganismi come il micrococcus carbo. In tal modo la cellulosa (C6 H10 O5), che è il costituente principale delle piante, ha dovuto perdere idrogeno ed ossigeno (probabilmente sotto forma di acqua), arricchendosi per conseguenza di carbonio. La quantità di questo elemento è tanto maggiore quanto più lungo è stato il processo di carbonizzazione; ciò significa che la percentuale di carbonio è tanto più alta quanto più è antico il giacimento carbonifero.La percentuale di carbonio lo portano a diverse litogie a seconda della percentuale di carbonio presente:

- ANTRACITE 90-95%

- LITANTRACE 75-90%

- LIGNITE 55-75%

- TORBE 40-60%

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