Antonio Gramsci

                                di Stefano P.     III E   a.s. 2005/6

1891.Nasce ad Ales (Cagliari), quarto di sette figli, da Francesco e Giuseppina Marcias, di origine albanese.

1894. La famiglia si trasferisce a Sorgono (Nuoro) A quegli anni va fatta risalire l'origine della sua malattia, una malformità fisica, in seguito alla caduta dalle braccia di una balia, che sarà motivo di sofferenze fisiche per tutta la vita.

1911. Consegue a Cagliari la licenza liceale, nel novembre si iscrive alla facoltà di lettere dell'università di Torino, vincendo una borsa di studio (70 lire mensili) del Collegio Carlo Alberto di Torino.

In quel periodo l’Italia è ancora divisa tra un Nord industrializzato e un Meridione caratterizzato dal latifondo. L’alleanza fra industriali ed agrari, fondata sulla politica protezionistica, esclude la partecipazione al potere delle masse popolari. Ma dopo i movimenti dei fasci siciliani (1894) e l’insurrezione popolare di Milano (1898) costringe la borghesia italiana a scendere a patti con il movimento operaio.

In quegli anni Torino è una città industrializzata che ospita circa 60.000 immigrati che lavorano nelle fabbriche e dove le organizzazioni sindacali organizzano le lotte nelle fabbriche: Gramsci partecipa alle agitazioni sociali e matura la sua ideologia socialista.

1913.Si iscrive alla sezione socialista torinese.

1914 Scoppia la prima guerra mondiale. Gramsci sostiene una posizione di "neutralità attiva e operante" nei confronti dell’entrata in guerra, in contrasto con la "neutralità assoluta" del movimento socialista.

1915. Entra a far parte della redazione torinese dell'Avanti!, allora diretto da Salvemini, occupandosi soprattutto di costume, critica teatrale e cultura. L’Italia entra in guerra.

1917. Continua l'attività giornalistica e assume la direzione del Grido del popolo. Diventa segretario della commissione esecutiva provvisoria delle sezione socialista di Torino.

In ottobre, in Russia, i bolscevichi, guidati da Lenin, rovesciano il governo provvisorio e assumono il potere.

1918 nasce l’edizione piemontese dell’Avanti nella cui redazione entra Gramsci.

Finisce la prima guerra mondiale.

1919. Con Terracini, Tasca e Togliatti dà vita all'Ordine Nuovo, rassegna settimanale di cultura socialista, che si schiera in favore dei movimenti dei consigli di fabbrica.

Grazie alla legge sul suffragio universale, il PSI e il Partito Popolare eleggono rispettivamente 156 e 100 deputati. A Parigi si inaugura la Conferenza di Pace; a Mosca nasce la Terza Internazionale comunista, a cui aderisce il Partito Socialista Italiano.

1920. Partecipa al movimento dell'occupazione delle fabbriche

1921. Il 1° gennaio esce il primo numero dell'Ordine Nuovo quotidiano, organo dei comunisti torinesi. Gramsci partecipa a Livorno al Congresso del Partito Socialista, dalla cui scissione nasce il Partito Comunista d'Italia e Gramsci fa parte del Comitato centrale.

1922. Va a Mosca a rappresentare il PCI alla seconda conferenza dell'Internazionale. Sta male, viene ricoverato in una casa di cura presso Mosca dove resterà per alcuni mesi e dove conosce Giulia Schucht, che diventerà sua moglie e dalla quale avrà due figli: Delio e Giuliano.

In Italia avanza il movimento fascista, in ottobre Mussolini marcia su Roma, a novembre forma il Governo con pieni poteri.

1923. Durante il soggiorno a Mosca è colpito da mandato di arresto dalla polizia italiana, ormai agli ordini dei fascisti che hanno preso il potere. Il 3 dicembre giunge a Vienna, con il compito di tenere i collegamenti tra il partito italiano e gli altri partiti comunisti europei.

1924. Il 12 febbraio esce il primo numero dell'Unità. Il 6 aprile Gramsci è eletto deputato nella circoscrizione del Veneto. Rientra in Italia il 12 maggio. In agosto nasce a Mosca il figlio Delio.

Le elezioni, contrassegnate da violenze e intimidazioni, assegnano il 65 per cento dei suffragi ai fascisti. Il deputato Giacomo Matteotti, che aveva denunciato i brogli, viene assassinato.

1926 Partecipa, a Lione, al terzo Congresso nazionale del Partito Comunista. Nasce a Mosca il secondo figlio, Giuliano. Nonostante l'immunità parlamentare, l'8 novembre è arrestato e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, a Roma e assegnato al confino di polizia per cinque anni nell'isola di Ustica, dover arriva il 7 dicembre.

Mussolini scioglie i partito d’opposizione, dichiara decaduti i parlamentari dell’opposizione, istituisce il confino di polizia.

1927. E' trasferito nel carcere di San Vittore a Milano, dove inizia a progettare uno studio sugli intellettuali italiani.

1928. E' di nuovo trasferito a Regina Coeli. A seguito del processo contro il gruppo dirigente del Partito Comunista è condannato a 20 anni, 4 mesi e 5 giorni di reclusione e assegnato al carcere di Turi (Bari).

1929. A febbraio inizia a scrivere "I Quaderni" dal carcere

Tra lo Stato italiano e il Vaticano sono stipulati i Patti Lateranensi

1932. A seguito di provvedimenti di amnistia, la condanna è ridotta a 12 anni e 4 mesi

1933. Gia molto sofferente, è trasferito in una clinica a Formia, come detenuto.

I nazisti assumono il potere in Germania

1935 Le sue condizioni di salute peggiorano, è trasferito alla Clinica Quisisana di Roma.

1937. Terminato in aprile il periodo di libertà condizionale, è finalmente libero, ma il 25 aprile ha una forte emorragia celebrale. Muore il 27 aprile. Sarà sepolto al cimitero del Verano e dopo la Liberazione, al cimitero degli Inglesi, a Roma.

GLI SCRITTI

Antonio Gramsci risulta nell’elenco dei 250 autori più citati nella letteratura umanistica internazionale. In tutto il mondo gli sono stati dedicati centinaia di libri, di saggi e di articoli, tanto da rendere difficile raccogliere una biografia completa sulla critica gramsciana.

L’opera di Gramsci si può definire un’indagine generale sulla funzione degli intellettuali e dell’organizzazione della cultura. La sua attenzione per i problemi culturali appare evidente fin dai primi studi e scritti giovanili, dalla passione per la glottologia (studio dei sistemi linguistici) all’università, alla sua attività di giornalista e di critico teatrale.

Dal 1915 fino all’arresto, Gramsci svolge un’importante attività giornalistica, in cui è sempre evidente l’impegno a mantenere viva la relazione tra teoria e cronaca, tra cultura e politica. Educare le masse per contribuire a formare una coscienza politica moderna, è questo l’obiettivo che si pone il Gramsci giornalista, che fu sempre un "giornalista liberissimo, sempre di una sola opinione, e non ho mai dovuto nascondere le mie profonde convinzioni per far piacere a dei padroni o manutengoli".

Ma Gramsci non è stato solo un grande intellettuale: il suo contributo, come militante socialista e dirigente del partito comunista, alle lotte a allo sviluppo del movimento operaio italiano e internazionale è stato elevatissimo.

Il termine cultura è congiunto a socialismo già in un articolo apparso sul Grido del Popolo. Si legge come sia soprattutto il proletariato a subire gli effetti dannosi di una concezione della cultura come sapere enciclopedico "in cui l’uomo non è visto se non sotto forma di recipiente da empire e da stivare di dati empirici, di fatti brutti e sconnessi che egli poi dovrà cesellare nel suo cervello come colonne di un dizionario per poter poi in ogni occasione rispondere ai vari stimoli del mondo esterno". Per Gramsci invece "la cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore, è presa di possesso della propria personalità, è conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri…".

LE LETTERE DAL CARCERE

Le Lettere dal carcere furono pubblicate per la prima volta nel 1947. La prima edizione ne comprendeva 218, una seconda ne comprendeva 428 e altre lettere inedite furono pubblicate in seguito.

Le Lettere scritte da Gramsci dopo l’arresto sono quasi tutte indirizzate ai familiari. Alla moglie Giulia e ai figli Delio e Giuliano che vivevano a Mosca; alla madre, alle sorelle, al fratello, ai nipoti in Sardegna; molte alla cognata Tatiana e all’amico economista Piero Sraffa.

Se la corrispondenza non fosse stata sottoposta alle norme carcerarie (da Milano poteva scrivere due lettere a settimana, da Turi prima ogni quindici giorni, poi ogni settimana, ma solo ai parenti) il contributo di Gramsci sarebbe stato sicuramente molti più elevato, anche perché per Gramsci scrivere era un modo per sottrarsi all’abbrutimento della vita carceraria. Con i parenti rievoca l’infanzia, la sua Sardegna, segue con interesse, non solo politico, il paese dove vivono i suoi figli, l’Unione Sovietica, si preoccupa dell’educazione di figli e nipoti, li consiglia negli studi e dimostra una grande tenerezza nei loro confronti; con Tatiana e Sraffa discute di scienza, di filosofia, di economia, di politica,

Le Lettere sono, da punto di vista umano e letterario, uno dei maggiori epistolari della nostra letteratura. Con una scrittura semplice, esprimono una grande forza morale, una grande capacità di interessarsi profondamente alle vicende degli altri. Non sono solo un documento di alto valore umano ma, come un diario, consentono di seguire il processo del suo pensiero, parlano della sua vita passata e presente e sono fondamentali per capire i Quaderni.

I QUADERNI

Sono trentatré i Quaderni del carcere, contenuti in oltre duemila note, che nel 1938 furono portati a Mosca, per volontà dello stesso Gramsci, che voleva fossero consegnati alla moglie; furono invece consegnati a membri del Partito Comunista Italiano.

La prima edizione dei Quaderni appare in Italia tra il 1948 e il 1951, presso l’editore Einaudi. Le note vengono raggruppate per temi e argomenti in sei volumi con i seguenti titoli:

-Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce

-Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura

-Il risorgimento

-Note sul Macchiavelli, sulla politica e sullo Stato Moderno

-Letteratura e vita nazionale

-Passato e presente.

I Quaderni, nell’intenzione di Gramsci, dovevano essere una raccolta degli elementi preparatori per fondare una teoria sulle riflessioni e sulla sua attività come dirigente politico. Sono molti gli argomenti che ricorrono nei Quaderni. Punto di partenza della ricerca è un saggio sulla questione meridionale; l’analisi si allarga alla funzione degli intellettuali nella storia d’Italia, all’analisi sul fascismo, il rapporto tra Macchiavelli e Marx, il Risorgimento, il folklore, il concetto di nazional-popolare, la critica letteraria, la questione della lingua e altri ancora. Particolarmente importante è il concetto di "egemonia", con il quale Gramsci intende un complesso di attività culturali e ideali –di cui sono protagonisti gli intellettuali- che organizza il consenso e che si contrappone al concetto di "dominio".

LE FAVOLE

Antonio Gramsci, nei lunghi anni di prigionia non smise mai di scrivere e di pensare. Ma ottenere libri, carta, penna o matite erano conquiste difficili, doveva aspettare a lungo prima di avere quello che chiedeva. Doveva accontentarsi dei pochi mezzi che il carcere passava e dei pochi volumi che la censura fascista permetteva nelle biblioteche. Non gli fu concesso nemmeno di avere un’edizione economica della Divina Commedia!

Per fortuna le fiabe dei fratelli Grimm non erano vietate e cominciò a tradurle dal tedesco in italiano, per farle conoscere ai suoi figli e ai nipoti, che conosceva solo attraverso le fotografie.

Scrisse alla sorella Teresina il 18 gennaio 1932: "…..Ho tradotto dal tedesco, per esercizio, una serie di novelline popolari proprio come quelle che ci piacevano tanto quando eravamo bambini (…) Vedrò di ricopiarle in un quaderno e di spedirtele, se mi sarà permesso, come un mio contributo allo sviluppo della fantasia dei piccoli".

Non gli fu mai permesso di inviare le fiabe ai bambini, perché dal carcere non potevano uscire i manoscritti dei detenuti. Furono ritrovate tra le pagine dei Quaderni, dopo la sua morte.

 

LETTERA AL FIGLIO

Carissimo Delio,

io non so se l'elefante può (o poteva) evolversi fino a diventare sulla terra un essere capace, come l'uomo, di dominare le forze della natura e di servirsene per i suoi propri fini -in astratto. Concretamente l'elefante non ha avuto lo stesso sviluppo dell'uomo e certo non l'avrà più perché l'uomo si serve dell'elefante, mentre l'elefante non può servirsi dell'uomo,neanche per mangiarselo. Ciò che pensi della possibilità dell'elefante di adattare le sue zampe per il lavoro pratico non corrisponde alla realtà: infatti l'elefante ha come elemento "tecnico" la proboscide e dal punto di vista "elefantesco" se ne serve a meraviglia per strappare alberi, per difendersi da certe circostanze ecc… Tu mi avevi scritto che ti piaceva la storia e così siamo giunti alla proboscide dell'elefante. Io credo che per studiare la storia non bisogna troppo fantasticare su ciò che sarebbe successo "se"...(se l'elefante si fosse drizzato sulle zampe posteriori per dar maggior sviluppo al cervello, se…se…;e se l’elefante fosse nato con le ruote? Sarebbe stato un tranvai naturale! E se avesse avuto le ali? Immagina un’invasione di elefanti come quelle della cavallette!). E’ già molto difficile studiare la storia realmente svoltasi, perché di una gran parte di essa si è perduto ogni documento; come si può perdere il tempo a stabilire ipotesi che non hanno fondamento? E poi nelle tue ipotesi c’è troppo antropomorfismo. Perché l’elefante doveva evolversi come l’uomo? Chissà se qualche saggio vecchio elefante o qualche giovanetto ghiribizzoso elefantino, dal suo punto di vista, non fa delle ipotesi sul perché l’uomo non è diventato un proboscidato! Aspetto una tua lunga lettera su questo argomento. Qui non ha fatto molto freddo e poi quest’anno io non soffro per il freddo come gli anni scorsi. Ci sono sempre dei fiori sbocciati. Non ho con me nessun uccelletto ma vedo sempre nel cortile due coppie di merli e i gatti che si appiattano per prenderli; ma i merli non pare se ne preoccupino e sono sempre allegri ed eleganti nelle loro mosse.

Ti abbraccio.

Papà

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