La religione romana

di Michela M.

 

 

La religione romana derivava in gran parte da quella etrusca e greca. Anch'essa era politeista e gli dei rappresentavano ogni attività umana: Vesta era la dea della terra, Marte il dio dell'attività militare e della guerra, ecc. Essendo molto ampio il numero degli dei da venerare, non fu difficile ai romani aggiungere anche quelli delle popolazioni conquistate: i romani, infatti, non credevano realmente nella religione, ma la usavano solo per la propiziazione delle loro attività o per rafforzare il loro dominio usandola come strumento di potere. A questi dei fu, con il tempo, aggiunto il culto dell'imperatore-dio che riprendeva le antiche tradizioni della parte Orientale del territorio e che divenne obbligatorio a partire da Augusto. Come accadde nella religione greca, si diffusero le sette segrete chiamate "misteri" che venivano svolti in stanze sotterranee situate sotto i templi. Durante queste cerimonie una persona chiamata "iniziato" iniziava, appunto, il suo cammino verso una nuova religione tramite un "battesimo" di sangue che prevedeva che il sangue di un toro sacrificato colasse sulla sua testa .Tra i riti misterici piu diffusi sono da ricordare quelli in onore della dea egiziana Iside. Nel mondo romano la religione non è un elemento determinante nella vita dei cittadini, ma un aspetto secondario. La mentalità romana è pragmatica e valorizza solo ciò che dà un utile immediato: solo a queste condizioni la religione diventa interessante (oracoli, protezione per i viaggi e gli affari, ecc.).

 

Per questo motivo i romani avevano una visione negativa della vita ultraterrena, come si può leggere dalle epigrafi rinvenute su alcune tombe romane:   "Ora sono sicuro che il domani non esiste;   la fortuna promette molto a molti, non mantiene a nessuno. Vivi giorno per giorno, ora per ora. Poichè nulla dura.   Chiunque tu sia, sta bene. Non fui. Non sono. Non ne so nulla. Non mi riguarda.   Sono fuori. Speranza, Fortuna, vi saluto. Non ho più niente da spartire con voi. Prendete in giro qualcun altro.   Consolazione della vita, che cosa siamo, di che cosa parliamo, che cos'è, infine la nostra esistenza? Un momento fa l'uomo viveva insieme a noi, ora non è più: resta soltanto una lapide, un nome e nessuna traccia. E, del resto, che cos'è la vita? Non merita che tu cerchi di saperlo". Questo dimostra la riluttanza da parte dei romani nei confronti del CRISTIANESIMO, la nuova religione che si diffuse molto rapidamente.

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