4 novembre, festa nazionale

 

Il 4 novembre 1918 si concludeva una guerra che l'Italia avrebbe potuto evitare grazie alle clausole della Triplice Alleanza, un patto a carattere difensivo sottoscritto dal 1882 con Austria e Germania. Quando ebbe inizio il conflitto nel 1914, il nostro paese si divise : da un lato i neutralisti  (liberali giolittiani, socialisti, cattolici e alcuni esponenti dell'imprenditoria ), dall’altro gli interventisti (democratici ex mazziniani, sindacalisti rivoluzionari, liberali antigiolittiani e nazionalisti). Se Giolitti fosse stato al governo, l’Italia sarebbe rimasta neutrale, con probabili e notevoli vantaggi economico-sociali e territoriali, ma Salandra e il Re si trovarono d’accordo sulla firma, all’insaputa di tutti e dello stesso Parlamento,  del cosiddetto Patto di Londra, che prevedeva l'ingresso dell'Italia in guerra al fianco dell'Intesa con la promessa ( mantenuta,poi, solo parzialmente ) di ottenere il Trentino, il Tirolo meridionale, Trieste, Gorizia, l'Istria, la Dalmazia, Valona e il protettorato sull'Albania, il Dodecaneso, un bacino carbonifero turco ed altro ancora. Per orientare gli italiani alla guerra, fu organizzata, grazie anche a finanziamenti dell’Intesa, una straordinaria campagna che portò alla dichiarazione di ostilità del 24 maggio 1915 contro l’Austria.  

Dopo tre anni di guerra, che nel nostro Paese causarono 650.000 morti e 950.000 feriti, anche con gravissime mutilazioni, finalmente si arrivò all’armistizio del 3 novembre 1918, ma il bollettino della vittoria fu diffuso solo il giorno successivo, alle ore 12. Quello che segue è il testo ufficiale :

 

 

Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12

 

La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.

La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita.

La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.

Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.

L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni.

I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.

Il capo di stato maggiore dell'esercito, il generale Diaz

 

 

La Grande guerra era davvero finita, ma per l’Italia iniziavano anni di crisi economico-sociale e di instabilità politica e ciò era dovuto, in particolare, ai modesti risultati che la delegazione italiana aveva ottenuto a Versailles e alla convinzione di una “ vittoria mutilata” che presto si diffuse in tutto il Paese, creando un clima tragicamente favorevole all’affermazione del fascismo

 

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